"Da qualche mese a questa parte osserviamo come l’economia reale riflette i rialzi dei tassi d'interesse e la normalizzazione dei bilanci delle Banche Centrali", affermano Lowie Debou e André Figueira de Sousa, Fixed Income Fund Managers di DPAM, che proseguono: "Questo vale soprattutto per l'Europa, ma anche per gli Stati Uniti, dove è è necessario un tempo maggiore dato che la politica fiscale è stata accomodante troppo a lungo. L'aspetto interessante è che le reazioni del mercato sono state molto irregolari, ma molto prevedibili. Possiamo definire questa tendenza come una "prevedibile erraticità" che, in ultima analisi, porta alla volatilità dei tassi di interesse".
Secondo Debou e Figueira de Sousa, "la relativa tenuta dell'economia americana, in particolare, rispetto alla forza del ciclo di inasprimento ha sorpreso molti. Questa dicotomia ha portato a credere che l'economia fosse diventata più immune ai cicli di politica monetaria, con la conseguente convinzione che i tassi di interesse sarebbero rimasti alti, più a lungo. Non dobbiamo però dimenticare che ci vuole tempo prima che la politica monetaria si rifletta pienamente sul piano reale, con decisioni e azioni concrete. Negli Stati Uniti, è stata l'incessante espansione fiscale del governo a creare una domanda continua da parte dei consumatori e a contrastare qualsiasi inasprimento della politica monetaria. Inoltre, è importante notare che la maggior parte delle misure di politica fiscale era costituita da spesa corrente che, in quanto tale, non ha alterato i fondamentali dell'economia americana. Tuttavia, le Banche Centrali stanno vedendo chiaramente gli effetti del loro ciclo di inasprimento. Nel corso della riunione di politica monetaria di dicembre, la Fed ha cambiato tono e ha iniziato a dare un segnale accomodante. Pur concordando sul fatto che la tenuta dell'economia statunitense rimane intatta, l'attenzione si è spostata sul rischio di un mancato raggiungimento dell'obiettivo di inflazione. Per gli investitori, questo è stato il segnale che la Fed inizierà a tagliare gradualmente il tasso di policy per riaccendere la scintilla della crescita degli Stati Uniti. Prevedibilmente, ciò ha portato a un'aggressiva rivalutazione degli asset di rischio e a un rally dei titoli di Stato. Si tratta di un comportamento tipico dei mesi che precedono un ciclo di tagli e che spinge i mercati del rischio verso nuovi massimi. Si tratta inoltre di un comportamento molto irregolare, in quanto il passaggio dal concetto di tassi “più alti, più a lungo” a quello di "tassi di interesse in calo" avviene molto rapidamente. Tuttavia, ci aspettiamo che la situazione cambi nei prossimi mesi", affermano Debou e Figueira de Sousa.
Per i due esperti di DPAM, gli investitori hanno ridefinito il concetto di atterraggio morbido: il prerequisito per il rally degli asset di rischio. "Se, fino a qualche mese fa, si intendeva una crescita del Pil reale modesta ma ancora positiva, più recentemente, esso è stato ridefinito come una crescita del Pil reale negativa, ma solo in misura ridotta. Questo è ciò che storicamente è sempre accaduto e, di conseguenza, possiamo prevedere cosa accadrà in seguito. Nel prossimo futuro, sia gli investitori sia gli economisti dovrebbero rendersi conto che l'economia è passata alla fase successiva del ciclo e che un atterraggio morbido diventerà il loro scenario di base. In questo scenario, nonostante alcuni mercati prezzino numerosi tagli da parte della Fed e della Bce, le Banche Centrali si accontenteranno di tagliare i tassi in modo più aggressivo di quanto attualmente previsto. I mercati, di conseguenza, torneranno a superare, in modo erratico ma prevedibile, l'azione di politica monetaria", sottolineano Debou e Figueira de Sousa, che continuano: "Invece del mantra "tassi più alti, più a lungo", si orienteranno verso un "più bassi più a lungo", presente prima della crisi legata al Covid. La realtà sarà sempre una via di mezzo, ma questa relativa prevedibilità delle reazioni del mercato può essere utilizzata per definire il proprio posizionamento di investitore. È chiaro che i mercati sviluppati stanno passando alla fase successiva del ciclo economico. Non è però altrettanto chiaro se si tratterà di un atterraggio morbido o meno, nonostante ciò, porterà a un riprezzamento dei tassi di interesse. Anche il ritorno al tasso di interesse neutrale, che negli Stati Uniti è attualmente stimato intorno al 3%, implica tassi di mercato significativamente inferiori ai livelli attuali. Se la probabilità di un atterraggio duro aumenta, il movimento dei tassi sarà più rapido e più forte. Finché le Banche Centrali non confermeranno la prossima fase del ciclo di politica monetaria, quindi, continueremo a osservare volatilità nei mercati finanziari. Questo perché dati migliori o peggiori del previsto sposteranno rapidamente il sentiment degli investitori nella direzione opposta contribuendo a bruschi cambi di rotta. Tuttavia, ciò dovrebbe continuare a fornire buoni punti di ingresso per investitori attenti all’andamento dei tassi di interesse", concludono gli esperti di DPAM.