Nonostante il quadro macroeconomico europeo si sia indebolito negli ultimi 24 mesi, l’industria degli asset alternativi nell’area continua a rafforzarsi. A indicarlo è Preqin nel suo secondo report annuale “Alternatives in Europe”, realizzato in partnership con Amundi, che prende in esame le diverse aree geografiche dell’industria degli asset alternativi e, per la prima volta, fornisce un’analisi del settore per ciascuno dei principali Paesi europei.
Secondo lo studio, il 2018 ha registrato un’attività record per la maggior parte delle asset class alternative e, a fine giugno 2018, le società di gestione europee detenevano 1.620 miliardi di euro di Aum in asset alternativi, con un incremento di quasi 300 miliardi di euro in soli tre anni.
Le opportunità presenti in Europa sono evidenti per gli investitori di tutto il mondo: quasi la metà dei clienti istituzionali con una preferenza per quest’area è attualmente basata in Nord America, con una percentuale significativa dal Medio Oriente e dall’Asia.
Dall'analisi di Preqin risulta che gli hedge fund continuano a rappresentare la parte più ampia del mercato degli investimenti alternativi europei (608 miliardi di euro), ma il patrimonio da loro gestito è diminuito del 9% negli ultimi 12 mesi, lasciando spazio al private equity che è pronto a diventare l’asset class più consistente nell’area (559 miliardi di euro, +8% in un anno). Il 2018 è stato un anno record per la conclusione di accordi di private capital, con transazioni che hanno superato i 374 miliardi di euro, mentre la percentuale di raccolta registrata nel 2017 non ha dato segni di rallentamento.
Entrando nei dettagli, il Regno Unito rimane il mercato di gran lunga più ampio nel Vecchio Continente per l'industria alternativa, con gestori basati nel Paese che detengono masse pari a 948 miliardi di euro. Nel 2018 sono stati raggiunti i livelli di attività del 2015, invertendo così il declino osservato in seguito al voto sulla Brexit.
Complessivamente, nel 2019 nel settore degli asset alternativi operano 6.300 fund manager e 3.000 investitori basati in Europa. Attualmente, poi, 3.900 investitori si orientano verso investimenti di private equity in Europa: la maggior percentuale (48%) si trova in Nord America.
Nel complesso, la maggior parte degli investitori (80%) si concentra su private equity e real estate, con il 59% che ricerca investimenti in hedge fund e una minore percentuale che si orienta verso asset reali e private debt.
"L’industria europea degli asset alternativi è in ottima salute, con un patrimonio gestito in aumento nonostante il quadro finanziario a livello complessivo si sia piuttosto raffreddato", ha dichiarato Mark O'Hare, Chief Executive di Preqin. "Inoltre, è estremamente diversificata sia in termini di asset class che di aree geografiche e Paesi di tutto il continente. Con oltre 6.300 fund manager e 3.000 investitori attivi in Europa, è più importante che mai fare luce sull'incredibile varietà di opportunità presenti in tutta la regione. Ecco perché siamo lieti di collaborare con realtà leader come Amundi e presentare la più approfondita analisi dei trend del settore mai elaborata", ha sottolineato O'Hare, mentre Pedro Antonio Arias, Global Head of Real and Alternative Assets di Amundi, ha commentato: "La continua crescita dell'industria europea degli asset alternativi dimostra il ruolo vitale che assicurazioni, fondi pensione e asset manager come Amundi ricoprono nel finanziamento dell'economia reale, con le piccole e medie imprese europee che non hanno mai avuto una gamma di soluzioni così diversificata se si considera la struttura del loro capitale. I benefici per i nostri clienti sono evidenti, con gli asset reali che consentono in particolare ai fondi pensione e alle assicurazioni di catturare un premio di illiquidità e ottenere al contempo dei rendimenti superiori e prevedibili con un portafoglio diversificato", ha concluso Arias.
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