Sono ormai due anni che i Paesi emergenti stanno fornendo performance molto interessanti, sia nel comparto azionario che in quello obbligazionario. Lazard Fund Managers ha organizzato a Milano un evento dal titolo "Why Emerging Markets Now?", per mettere in evidenza i motivi che contribuiranno a rendere l'allocazione su queste economie ancora proficua nei mesi a venire.
Secondo Denise Simon, Managing Director, Co-Head of the Emerging Markets Debt team di Lazard Asset Management, un fattore molto importante a sostegno dei Paesi emergenti è l'attuale contesto di accelerazione della crescita, senza che l'inflazione sia salita al di sopra dei target fissati dalle Banche Centrali. "L'aspetto da sottolineare è che i dati positivi dell'incremento del Pil stanno arrivando in modo sincronizzato da tutte le maggiori aree economiche sviluppate", ha osservato Simon, per poi proseguire: "Anche nei Paesi emergenti il tasso di crescita sta salendo, favorito sia dalla stabilizzazione dei prezzi delle materie prime che da una migliore gestione macro in alcune grandi economie, in particolar modo in America Latina. Inoltre, dei cosiddetti fragile five (India, Brasile, Turchia, Sudafrica e Indonesia), solamente la Turchia sembra presentare ancora delle criticità che la rendono più vulnerabile a un'eventuale inversione dell'attuale trend positivo. Un altro fattore che induce all'ottimismo è il significativo calo che si è registrato nel tasso d'inflazione dei mercati emergenti, che lascia alle Banche Centrali la possibilità di allentare la politica monetaria qualora fosse necessario". Focalizzandosi sull'Emerging Markets debt, Simon ha evidenziato come "nonostante gli elevati rendimenti forniti sia dai titoli in hard currency che quelli in valuta locale, preferiamo sovrappesare questi ultimi per le valutazioni più attraenti e i maggiori rendimenti attesi".
Anche James Donald, CFA, Managing Director, Head of Emerging Markets di Lazard Asset Management, ha rimarcato il grande cambiamento occorso sui Paesi emergenti negli ultimi 25 anni, in cui si è assistito a un forte miglioramento sotto il profilo della liquidità e della dimensione dei mercati, mantenendo sempre un livello di indebitamento nettamente inferiore a quello delle economie sviluppate e un tasso di produttività che è rimasto stabilmente su valori a due cifre. Tuttavia, Donald ha messo in guardia da alcuni dei principali rischi: "Uno dei pericoli maggiori è rappresentato dall'economia cinese, che nonostante tutto continua a registrare un tasso di crescita soddisfacente. A tenere banco è l'annosa questione dell'aumento del credito bancario, che dopo la crisi del 2008 è aumentato a un ritmo troppo sostenuto fino a raggiungere un livello preoccupante". Altre due possibili minacce per i Paesi emergenti provengono dagli Stati Uniti. "La soluzione ottimale per gli Emerging markets sarebbe che la Fed effettuasse 2/3 rialzi dei tassi di 25 punti base all'anno, ma se dovessimo assistere a un numero di rialzi più significativo c'è il rischio che si verifichino dei deflussi verso l'obbligazionario globale", ha spiegato Donald.
Infine, Walid Mourad, Portfolio Manager di Lazard Asset Management, ha posto l'accento sulle enormi opportunità presenti sul segmento di mercato dei Paesi Mena (Middle East and North Africa): "Tali economie stanno vivendo un grande boom demografico, hanno oltre il 50% della popolazione al di sotto dei 25 anni, un basso livello di indebitamento e in questi anni hanno accumulato riserve con cui possono senza problemi finanziare eventuali deficit di bilancio futuri". Guardando ai dati dei mercati, Mourad ha osservato come le azioni dei Paesi Mena abbiano mostrato una correlazione pari solo allo 0,47 con l'andamento del prezzo del petrolio e, allo stesso tempo, una buona decorrelazione sia rispetto agli indici azionari dei mercati sviluppati che a quelli degli altri emergenti. "Un'ulteriore elemento positivo è rappresentato dal possibile ingresso delle azioni dell'Arabia Saudita all'interno degli indici di Ftse e Msci sui Paesi emergenti, che produrrebbe inevitabilmente degli ingenti afflussi a seguito del ribilanciamento dei fondi passivi", ha indicato Mourad, che ha concluso il suo intervento sottolineando che "i Paesi Mena sono oggi un'opportunità troppo significativa per essere ignorata".