Il 45% degli italiani si dichiara fiducioso sul clima economico, ma diminuisce la confidenza nell'assumere decisioni di investimento. Questo è uno dei dati principali emersi dalla quinta edizione dell'indagine "Investor Pulse" realizzata da BlackRock su oltre 28 mila investitori nel mondo, di età compresa tra i 25 e i 74 anni, di cui circa 2 mila italiani, e presentata a Milano da Carlo Balzarini e Luca Giorgi, rispettivamente, Head of Marketing BlackRock Italia ed Head of Retail Sales di BlackRock in Italia e in Grecia. I temi su cui quest'anno si è concentrata la ricerca sono: la fiducia, la pensione, gli investimenti, la consulenza finanziaria e la tecnologia.
Gli italiani si dimostrano più fiduciosi, in generale, sul clima economico/finanziario: dai risultati dello studio, declinato sul mercato della Penisola, si evince una crescita dell’ottimismo (45% vs 42% dell’anno precedente) riguardo al futuro finanziario. Tuttavia, quando si parla di decisioni inerenti ai propri risparmi, emerge una minor fiducia di fondo legata all’instabilità sociopolitica globale, tanto che la confidenza degli investitori scende al minimo degli ultimi 4 anni (31% vs il 49% del 2014). Permangono, inoltre, alcuni timori significativi, tra cui l’aumento delle tasse (47%), l’elevato costo della vita (46%) e il tema della pianificazione della pensione (39%). Per quanto concerne quest’ultimo punto, si registra che il 75% degli intervistati ha una maggiore consapevolezza dell’impatto che l’allungamento della vita determinerà sugli investimenti legati alla pensione. Da ciò scaturisce una crescita della priorità attribuita dagli italiani ai risparmi destinati al periodo pensionistico, che passa dal 32% del 2016 all’attuale 36%.
Sebbene l’utilizzo della consulenza finanziaria in Italia rimanga il più alto d’Europa con una quota del 29% (nel Regno Unito si registra il 15%), la soddisfazione per tale servizio può migliorare, evidenziando la necessità da parte dei consulenti di una maggiore comprensione dei bisogni dei clienti. Tra le tre diverse tipologie di consulenti, gli italiani si rivolgono al consulente bancario (59%), al consulente finanziario appartenente a una rete (24%) e al private banker (11%) e nei confronti della seconda e terza categoria dimostrano un più elevato livello soddisfazione. I due quinti degli intervistati sarebbero, comunque, disponibili a pagare una commissione annuale pari all’1%, in cambio di una consulenza finanziaria che riconoscono essere di valore. Il canale bancario rimane la principale fonte d’informazione con il 38%, seguita dai consulenti finanziari con il 31%. I Millennials risultano essere la categoria più incline all’utilizzo di strumenti digitali (55%).
In termini di allocazione degli investimenti, poi, quando si tratta di risparmi, la ricerca evidenzia l’incertezza nell’investimento della liquidità, quale fattore dominante. Un quarto degli intervistati, infatti, dichiara di non avere pensato a una precisa destinazione per la liquidità in portafoglio e il 76% non considera la possibilità di impiegarla. La liquidità viene utilizzata soprattutto per far fronte alle necessità quotidiane e, nello specifico, il 54% per far fronte alle spese mensili e alle spese future e di emergenza e il 24% per nessuno scopo. Mentre solo il 10% viene riservato ad opportunità d’investimento e il 13% per piani di investimento a lungo termine. Inoltre, a frenare chi non vuole investire sono soprattutto le convinzioni di non avere un patrimonio sufficiente (36%), l’esigenza di avere una sicurezza in contanti (25%) e il timore di perdere il capitale iniziale (24%). Dal sondaggio emerge una scarsa educazione finanziaria degli italiani: in tema di investimenti hanno idee piuttosto confuse, sintomo di poche conoscenze di base in relazione sia alla costruzione del portafoglio d’investimento, sia all’orizzonte temporale di riferimento. Di conseguenza, gli intervistati si sentirebbero motivati a investire la liquidità solo a fronte di un rendimento medio annuo dell’11% e sarebbero disponibili a rimanere investiti poco meno di 5 anni (32% del campione) indipendentemente dalla fascia di età. Da rilevare che un 30% dichiara un orizzonte temporale limitato a 2 anni.
In ambito previdenziale, infine, si deve notare come la questione pensionistica sia ben presente nella mente degli italiani: il 54% (in particolare giovani e donne) è consapevole di potenziali necessità di risorse finanziarie una volta fuori dal mondo del lavoro. Ciò nonostante, solo il 56% degli italiani ritiene di essere direttamente responsabile del proprio futuro previdenziale, percentuale che ci pone al livello più basso della classifica mondiale che vede gli statunitensi all’83%, i giapponesi al 79%, i cinesi al 60% e una media europea attestata al 76%. Non sorprende, dunque, che solo il 10% degli italiani sia convinto di essere sulla buona strada nella pianificazione della propria previdenza pensionistica (il 37% è consapevole di non fare abbastanza, il 23% non ne ha idea).