MERCATI EMERGENTI: COME MUOVERSI TRA INVESTIMENTI E POLITICA Il punto di Michael Bourke, Head of Emerging Market Equities di M&G
30/04/2024 Redazione MondoAlternative
Dopo il calo di gennaio, in gran parte guidato dalla Cina, nel corso del primo trimestre i mercati emergenti si sono stabilizzati per chiudere a fine marzo in territorio positivo. Lo evidenzia Michael Bourke, Head of Emerging Market Equities di M&G Investments, secondo cui la principale fonte di volatilità all’interno dell’asset class è attualmente la Cina. 
"I mercati tecnologici, come la Corea e Taiwan, hanno registrato ottimi rendimenti, sostenuti dal continuo entusiasmo verso l’intelligenza artificiale. In particolare, la Corea, il nostro Paese più grande per sovrappeso, ha tratto beneficio dalla strategia “Value Up”. Volgendo lo sguardo all’America Latina, i mercati hanno ceduto parte dell’entusiasmo visto a fine 2023, sulla scia dell’annuncio del cambio di strategia da parte della Fed verso un taglio dei tassi, con il Brasile in calo del 4-5% da inizio anno in dollari Usa. Il Medio Oriente e l’Africa hanno registrato rendimenti positivi con Arabia Saudita (circa 4%) e Turchia (circa 25%), compensati dalla continua debolezza del Sudafrica (circa 7%) (dati ad aprile 2024)", spiega Bourke, che continua a ritenere che la Cina sia in grado di offrire rendimenti migliori grazie a una vigorosa attività di corporate governance che sostiene gli indici di payout e i riacquisti, mentre si aspetta una certa stabilizzazione delle preoccupazioni macroeconomiche nei confronti della Cina nel corso dell’anno, grazie a maggiori sforzi nelle politiche.
Secondo l'esperto di M&G, l’instabilità del contesto politico conduce regolarmente alla volatilità degli asset emergenti: "Sempre più spesso ci accorgiamo che i nostri clienti si preoccupano più della geopolitica che del rendimento del capitale. Per mitigare i timori, ricordiamo innanzitutto la nostra lunga storia di investitori in Paesi che presentano elevati premi per il rischio di tipo geopolitico e, in secondo luogo, sottolineiamo che gli investitori più accorti sui mercati emergenti spesso utilizzano questi episodi come punti di ingresso vantaggiosi. Sottolineiamo inoltre che la volatilità non sempre riflette il rischio di ribasso. La verità è che le elezioni e i rischi geopolitici sono molto difficili da prezzare. Si è parlato molto del “mondo alle elezioni” nel 2024, ma vorremmo anche sottolineare le elezioni appena avvenute. Tra gli esempi recenti ricordiamo Taiwan, Indonesia, Turchia e Argentina. Una varietà di Paesi che hanno avuto esiti elettorali altrettanto diversi e conseguenti impatti sui prezzi degli asset".
Bourke analizza poi come a gennaio abbiamo assistito al ritorno del partito pro democrazia a Taiwan, un risultato che ha alimentato le tensioni nella regione ma che i mercati globali forse si attendevano. "Nei nostri portafogli abbiamo sottopesato Taiwan a causa dei timori legati alle valutazioni, dovuti al grande clamore globale sul tema AI, piuttosto che ai premi per il rischio geopolitico. In Indonesia, il presidente eletto Prabowo Subianto rappresenta un continuum dello status quo, anche se con un orientamento politico potenzialmente diverso; in precedenza era stato bandito dagli Stati Uniti a causa di presunte violazioni dei diritti umani e, dal punto di vista politico, potrebbe essere visto come più favorevole alla Cina rispetto al suo predecessore, Joko Widodo. Per entrambe le economie asiatiche, l’interpretazione dei rispettivi risultati politici e l’impatto sulle loro economie si colloca tra due giganti: gli Stati Uniti e la Cina. I mercati turchi hanno accolto con favore l’apparente ritorno del Presidente Erdogan all’ortodossia della politica monetaria, dopo che il Ministro delle Finanze e la Banca Centrale hanno aumentato i tassi in modo aggressivo per frenare l’inflazione cronica. Il potere di Erdogan sembra essere in declino, dato che ha affermato che questo sarà il suo ultimo mandato e che il partito AKP ha perso ulteriore terreno alle elezioni locali, con Ankara e Istanbul ora amministrate dal partito di opposizione CHP. Erdogan ha poi compiuto il suo primo viaggio alla Casa Bianca, presumibilmente per consultarsi sulle tensioni tra Israele e Hamas. Anche in questo caso, il modo di vedere della Turchia è guidato dalla relativa vicinanza agli Stati Uniti", ha rimarcato l'Head of Emerging Market Equities di M&G Investments.
L’Argentina, nella view di Bourke, è inoltre anomala rispetto ad altri Paesi; anni di malessere economico e di scarsa considerazione da parte degli investitori internazionali hanno ricevuto un vero e proprio colpo di grazia fiscale da parte del populista di destra Javier Milei. Il Paese ha enormi problemi economici da risolvere ma le politiche radicali del nuovo governo hanno certamente riportato le aziende argentine nel radar. Prosegue ancora l'esperto di M&G Investments: "Le elezioni in Sudafrica, Messico e India, pesi massimi delle economie emergenti, sono ancora a venire. Abbiamo posizioni di moderato sovrappeso sia in Sudafrica che in Messico e resteremo vigili in vista di entrambi questi appuntamenti politici. Le elezioni in Sudafrica potrebbero rappresentare un momento di pericolo o una reale opportunità, a seconda che l’ANC perda o meno la maggioranza di cui gode dalla fine dell’Apartheid e, in tal caso, quale partito possa offrire sostegno alla coalizione. Una coalizione con l’Alleanza Democratica, che ha garantito una certa stabilità da quando ha preso il potere a Cape Town nel 2006, potrebbe aumentare le possibilità di riforme favorevoli al mercato. Non ci aspettiamo fuochi d’artificio né dal Messico né dall’India. In India, il Primo Ministro Modi sembra sicuro di vincere la rielezione per un terzo mandato, tanto che il Ministro delle Finanze Nirmala Sitharaman ha già annunciato un consolidamento fiscale, puntando a un deficit inferiore al 4% entro la fine dell’anno fiscale 2026".
Bourke evidenzia poi come durante gli anni del Covid l’India ha raddoppiato il suo deficit e sta ora cercando di eliminare questi aiuti, dal momento che il debito complessivo del Paese sul Pil sembra alto, vicino all’82%. "Il tempo dirà che effetto avranno queste azioni sulla crescita dell’India e sulle elevate valutazioni di mercato. Infine, in Messico, il partito in carica Morena dovrebbe restare al potere con la pupilla di AMLO, Claudia Sheinbaum. Non si sa molto sul suo probabile orientamento politico e il New York Times l’ha definita “un enigma”; la corsa, finora, è stata davvero di basso profilo. Le elezioni americane di novembre hanno ovviamente un’enorme importanza per tutto il mondo. Nel frattempo, le principali questioni geopolitiche (Russia/Ucraina, Medio Oriente e Cina/Taiwan) rimangono irrisolte e le elezioni statunitensi non contribuiscono ad alleviare l’incertezza su questi fronti. Come detto, però, la verità è che le elezioni e i rischi geopolitici sono molto difficili da valutare. Per questo motivo, piuttosto che concentrarci sugli eventi in sé e per sé, passiamo il nostro tempo ad analizzare diligentemente le società da una prospettiva bottom up e cerchiamo di trarre vantaggio da qualsiasi dislocazione nelle valutazioni di mercato", conclude l'Head of Emerging Market Equities di M&G Investments.
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